Se sei in gravidanza è bene sapere che esiste la possibilità di dover effettuare un parto indotto.
Il parto indotto si rivela necessario in presenza di determinati valori riscontrati in una gravidanza prolungata. Per capire se la gravidanza dura più a lungo rispetto alla norma, bisogna essere sicuri della data di concepimento e della data prevista per il parto.
Quando è necessario effettuare il parto indotto?
Una gravidanza può durare in media dalle 40 alle 42 settimane. Ma già dall’inizio della 38° settimana la gravidanza può esser considerata terminata. Il giorno della nascita può variare in base al calcolo del giorno di concepimento. Infatti, anche se il medico conta l’inizio della gravidanza dal primo giorno dell’ultima mestruazione, il concepimento sarà avvenuto dal 14° giorno in poi, perché in tale data inizia l’ovulazione (in un ciclo regolare di 28 giorni).
Arrivati alla 42° settimana non bisognerebbe attendere oltre per la nascita del bambino. Eppure le contrazioni non arrivano, come procedere?
Il ginecologo sottoporrà la futura madre a degli esami per controllare lo stato di salute del feto e dalla gravida. In particolare verificherà: se la placenta è abbastanza matura, se il liquido amniotico è presente in quantità sufficiente, se il feto è in un buono stato di salute. Se uno di questi valori è negativo vuol dire che si deve ricorrere al parto indotto.
Come avviene il parto indotto?
Il parto indotto consiste in una tecnica ostetrica volta a stimolare l’inizio del travaglio. Per indurre il parto non è necessario effettuare il cesareo, a meno che le condizioni fisiche del collo dell’utero, il livello di dilatazione e la posizione del feto non lo rivelino necessario.
Il parto viene indotto artificialmente tramite il distacco o la rottura artificiale delle membrane, l’introduzione di gel di prostaglandine o fleboclisi di ossitocina.
Queste operazioni stimolano il travaglio, determinano le contrazioni e aumentano la dilatazione.