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Con il termine epicondilite si intende un’infiammazione dei tendini dell’epicondilo laterale, nonché l’ossatura del gomito. Tale condizione patologica è anche nota come ‘gomito del tennista’, in quanto diffusa tra gli atleti del settore. Tuttavia si tratta di un’infiammazione che può coinvolgere tutti coloro che mantengono per molto tempo i gomiti fermi nella stessa posizione, per motivi di studio o di lavoro. Proprio per questo è consigliabile riscaldare i gomiti prima di impiegarli in sforzi eccessivi.

L’epicondilite, infatti, può svilupparsi in seguito a grandi sforzi che comportano un sovraccarico per il gomito, causando un’infiammazione dei tendini. Tuttavia, l’epicondilite può correlarsi anche a lesioni dei tendini o a traumi del gomito.

I sintomi più comuni sono il manifestarsi del dolore durante i movimenti che coinvolgono il polso, il braccio e la mano. Inoltre, è possibile che si verifichi la debolezza dell’avanbraccio o, nella peggiore delle eventualità, la difficoltà a tenere in mano gli oggetti.

L’epicondilite è diagnosticabile con l’ecografia tendinea effettuata con power Doppler, al fine di identificare le zone di lesione dei tessuti del tendine. La radiografia può essere invece effettuata per escludere la relazione dei sintomi ad eventuali fratture. L’epicondilite nel complesso non genera complicazioni gravi, anche se trascurarla può acutizzare il dolore e diminuire le possibilità di guarigione. Se l’automedicazione, consistente nel riposo, nell’applicazione del ghiaccio e della benda sull’infiammazione e nell’assunzione di antidolorifici non funziona occorre rivolgersi al medico. I sintomi più gravi che possono manifestarsi in tali casi sono lo scaldarsi del gomito e la comparsa della febbre, le sembianze di deformità che il gomito può assumere, l’impossibilità di piegarlo e il sospetto della rottura di un osso.

Quando il dolore generato dall’epicondilite è piuttosto acuto, la terapia prevede l’interruzione temporanea dell’attività lavorativa e sportiva funzionale a immobilizzare il gomito per circa venti giorni e l’assunzione di farmaci antinfiammatori. Si suggerisce anche l’effettuazione di due o tre infiltrazioni steroidee e le iniezioni di cortisone ai tendini. Se questo tipo di cure non sortiscono effetto, è consigliato l’intervento chirurgico. In questi casi, dopo aver effettuato l’anestesia locale o totale, si applica una piccola incisione nella zone dell’epicondilo al fine di ripulire il tendine infiammato tramite il risanamento dell’area del tendine o tramite il distacco e la successiva ricongiunzione del tendine all’osso. Una recente alternativa all’intervento chirurgico è costituita dalle onde d’urto, rivelatesi una terapia efficace.